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Casalmaggiore, Centro Culturale Santa Chiara
Parmigianino e la pratica dell’Alchimia
9 febbraio - 15 maggio 2003
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Parmigianino
Autoritratto
1538 ca, olio su tavola
(Parma, Galleria Nazionale)
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“In questo tempo si diede all’alchimia, e pensando in breve arricchirne, tentava di congelare il mercurio. (…) La qual pazzia fu cagione ch’egli (…) in malissimo disordine dell’animo e della vita si condusse.(…) Una notte si partì da Parma, e con alcuni suoi amici si fuggì a San Secondo, e quivi incognito dimorò molti mesi, di continuo alla alchimia attendendo. E perciò aveva preso aria di mezzo stolto, e già la barba et i capelli cresciutigli, aveva più viso d’uomo salvatico, che di persona gentile come egli era.”
(Citazione da “Le
Vite” di Giorgio Vasari - Firenze, 1550)
In occasione del V Centenario della nascita del Parmigianino (Parma 1503 - Casalmaggiore 1540), l’Associazione Promozione Iniziative Culturali di Cremona, ha organizzato a Casalmaggiore una mostra dedicata agli ultimi mesi di vita dell’artista.
È noto che in quel periodo il Parmigianino si dedicò all’alchimia con una passione eccessiva, al punto di trascurare gli impegni presi per la decorazione della chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma. A causa di questa inadempienza i committenti chiesero e ottennero la carcerazione del pittore. Ma Parmigianino riuscì a fuggire e, lasciata Parma, insieme a tre amici si rifugiò a Casalmaggiore, dove morì dopo pochi mesi forse, come alcuni sostengono, vittima dei vapori nocivi prodotti dagli esperimenti alchemici.
La mostra si articola in tre sezioni. La prima prende in esame, alla luce degli studi più recenti, il rapporto tra Parmigianino e l’alchimia, dando particolare risalto all’ambiente culturale parmense (attraverso dipinti e materiali documentari).
La seconda sezione illustra la posizione occupata dall’alchimia negli interessi culturali dell’epoca ed in modo particolare la sua straordinaria diffusione in entrambi i suoi aspetti: quello strettamente filosofico e quello pratico. A questo scopo sono esposti trattati filosofici, manoscritti astrologici e alchemici (alcuni di una bellezza strepitosa), e libri a stampa dei secoli XV-XVI.
La terza sezione, attraverso la ricostruzione del laboratorio alchemico (prestato dal Museo Storico dell'Arte Sanitaria di Roma e dall'Antica Spezieria di San Giovanni Evangelista di Parma) e l’esposizione di antichi ricettari e manuali ha lo scopo di presentare l'interesse per l'alchimia tra gli artisti del Cinque e Seicento.
Le opere esposte, circa 100 pezzi, sono incisioni, bronzetti di pregevolissima fattura, nonché alcuni dipinti e disegni del Parmigianino (provenienti da collezioni private) e altri artisti della sua epoca, provenienti sia da collezioni private che da prestigiosi istituti, quali lo Szépmüvészeti Muzéum di Budapest, la Pinacoteca di Brera, il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Tra le opere del pittore parmense spiccano il ‘Fanciullo con il dito in bocca’ e ‘Saturno e Phylira’, un olio tavola già appartenuto al Cavaliere Francesco Baiardi, fideiussore del Parmigianino alla Steccata (oggi a New York, in una collezione privata).
Il catalogo (Silvana Editoriale, pp. 136, riccamente illustrato), è curato da Sylvia Ferino Pagden, Francesca Del Torre Scheuch, Elisabetta Fadda e Mino Gabriele.
Per informazioni: 0372 31222.
Giordano Berti
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